La Battaglia della Cresta dell'Onda
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Un possente Oni che si faceva chiamare il Maw assemblò un esercito di dimensioni mai viste, costituito non solo da goblin e non morti, ma anche da migliaia di creature mostruose.
L’orda si mosse come un’unica entità agli ordini del loro mostruoso generale, travolgendo le linee fortificate dei Granchi e invadendo il territorio del Clan. Interi villaggi furono spazzati via, gli abitanti trasformati in zombie a rinfoltire le schiere mostruose.
L’esercito del Granchio, una volta travolte le difese avanzate, si ritirò nel castello degli Hiruma preparandosi all’assedio. Il castello costituiva il cardine delle difese ed aveva respinto le invasioni delle Terre D’Ombra per quasi seicento anni, era pertanto il luogo più adatto dove organizzare la difesa.
Ma il nemico contava proprio su quello.
Utilizzando potenti magie e sacrificando dozzine di oni, venne evocata una schiera dei demoni più sanguinari direttamente sotto le mura del castello. L’attacco fu devastante e, anche se i difensori riuscirono a prevalere, il danno era ormai stato fatto. Quando l’armata delle Terre d’Ombra arrivò, trovò le mura danneggiate ed i difensori decimati e rapidamente travolse quanto rimaneva della casa ancestrale degli Hiruma.
Anche il successivo ostacolo sul cammino dell’armata fu travolto: la Scuola di Magia dei Kuni venne abbandonata in tempo dai maestri e studenti, le sue librerie e conoscenze messe al sicuro prima che l’orda potesse raggiungerla.
Nonostante le trappole disseminate dagli shugenja Kuni mietessero numerose vittime tra le file demoniache, l’orda distrusse anche le fondamenta della Scuola, non lasciando alcuna traccia della sua esistenza.
Dopo aver travolto le prime due linee di difesa, solo Kyuden Hida, rimaneva come baluardo tra l’orda
delle Terre d’Ombra ed il resto del Rokugan.
Nonostante la possente fortezza, poco poteva essere fatto per evitare che il nemico attraversasse il fiume Saigo ed aggirasse il castello, isolandolo e prendendolo per fame prima di devastare il resto dell’Impero.
Il Campione del Granchio, Hida Banuken, convocò a consiglio i suoi daimyo per decidere come agire, ma i piani proposti necessitavano tutti di tempo che il Clan non aveva. L’esercito del Maw era a soli due giorni di distanza.
Nel mezzo della discussione una voce calma chiese il permesso di parlare. Era Kuni Osaku, una rispettata insegnante alla scuola degli shugenja. Pur avendo solo ventuno anni, aveva dimostrato di avere più potere di molti shugenja ben più anziani.
“Quanto tempo vi serve per erigere le difese lungo il fiume Saigo?” chiese. Banuken considerò la domanda attentamente “Sessanta giorni, forse qualcosa di più”.
“Vi darò il tempo che vi serve” rispose Osaku.
Il giorno successivo, poco prima dell’alba, Osaku salì sulla torre più alta del castello, da dove poteva vedere la foce del fiume Saigo aprirsi sulla baia di Sakana. Inginocchiandosi, tracciò una serie di rune mistiche sul pavimento ed estrasse una pergamena molto vecchia e consunta. Sussurrando una preghiera alle Sette Fortune, iniziò l’incantesimo.
L’armata delle Terre d’Ombra si mosse come un tornado attraverso il territorio, divorando la distanza che la separava dal fiume. L’esercito del Granchio era schierato in una linea assurdamente sottile sull’altra sponda, quasi un ramoscello pronto a spezzarsi alla prima brezza.
Quando i primi Oni iniziarono ad attraversare il fiume i samurai prepararono le armi e rinserrarono i ranghi, pronti a vendere la pelle più cara possibile.
In quel momento l’incantesimo di Osaku raggiunse il suo culmine.
Dalla cima della torre le sue parole erano diventate un torrente impetuoso, la sua voce aveva assunto il potere del tuono ed il rombo delle onde. Il suo stesso essere sembrava protendersi verso il fiume, incanalando energie sconosciute verso la sua superficie scintillante. Poi, improvvisamente, il rombo della sua voce fu sovrastato da uno ben più grande – quello di uno tsunami che si avvicinava dalla baia.
La marea iniziò a risalire lungo il letto del fiume, tramutando le acque placide in un calderone ribollente. In maniera tentennante all’inizio, poi con sempre maggior vigore, il fiume invertì il suo corso, risalendo la corrente con violenza e furia. Lo tsunami aggiunse la sua potenza alla spinta della marea.
I primi Oni avevano ormai guadato metà del fiume quando un migliaio di tonnellate di acqua si schiantarono su di loro. Molti furono distrutti dal peso dello tsunami; i più forti furono trascinati contro corrente a morire annegati o schiacciati contro le rocce. Mentre le creature mostruose guardavano attonite, non solo la cresta dell’onda non accennava a calare, ma sembrava crescere con il passare dei minuti, diventando più compatta e frenetica.
Banuken salì sulla torre per vedere cosa stesse accadendo. Osaku era rimasta immobile nella medesima posizione, la sua voce a fare eco al rombo del fiume. Il suo fratello minore, Hohiro, inginocchiato al suo fianco. Hohiro si girò all’avvicinarsi di Banuken, gli occhi pieni di tristezza.
“Ad ogni sorgere del sole mia sorella invecchierà di un anno” – sussurrò – “Avete i vostri sessanta giorni, mio Signore”.
Banuken non sprecò un secondo. Si precipitò giù dalla torre e chiamò a raccolta i suoi daimyo. Entro un’ora era stato stabilito il piano di azione. Ogni uomo e donna, ogni contadino, samurai, nobile, mercante, geisha in grado di lavorare fu portato lungo le rive del fiume. Le fattorie furono abbandonate, le città svuotate. Furono chiesti favori ai Clan della Gru e dello Scorpione, affinchè provvedessero a cibo e provviste, e giurata tremenda vendetta contro chiunque decidesse di trarre un vantaggio dalla vulnerabilità del Granchio.
La popolazione si mise al lavoro per costruire un muro in cui nessun nemico potesse fare breccia. Pietre vennero accumulate sulle rive del Saigo, unendo le sparse postazioni fortificate già esistenti in un’unica linea difensiva. Le fondamenta furono fuse alla terra stessa grazie a potenti magie degli shugenja. Mura, bastioni e parapetti si innalzarono con velocità impossibile; un lavoro che avrebbe necessitato anni fu svolto in giorni grazie alla combinazione della magia dei Kuni, ingegneria dei Kaiu e la forza lavoro messa a disposizione. Nel frattempo il malridotto esercito del Granchio si riorganizzò, le sue fila rafforzate dai soldati dei Clan del Leone e del Drago, giunti a difendere l’Impero.
La primavera cedette il passo all’estate. Ogni giorno Osaku si indeboliva un po’ di più, ogni tramonto le sottraeva un anno di vita. Il suo giovane viso ben presto venne attraversato dalle rughe, ed i suoi neri capelli diventarono grigi e poi bianchi. Ma nonostante questo continuò ad intonare l’incantesimo, la sua voce un boato a sostenere il muro d’acqua. L’esercito Oni non era in grado di attraversarlo, ma poteva aspettare. La magia non sarebbe durata in eterno. Con inumana pazienza il Maw aspettò che il fiume si acquietasse.
Settantatrè giorni dopo aver iniziato l’incantesimo, Osako morì. Il suo corpo ormai decrepito, esaurito anche l’ultimo soffio di vita, crollò in avanti, mentre la sua voce alla fine tacque. Il fratello, sempre vigile al suo fianco, la raccolse tra le braccia, mentre guardava al di sotto ciò che il Maw stava aspettando: il fiume iniziò a calmarsi.
Dalla sua postazione il Maw aveva percepito la morte della shugenja ed aveva ordinato l’avanzata. La cresta dell’onda iniziò ad oscillare e poi cadde e le acque vennero trascinate via lasciando il letto del fiume in secca. All’unisono gli Oni si lanciarono in avanti.
Trovarono il Granchio pronto ad aspettarli.
La mura di pietre si ergevano alte, le fondamenta ancorate alla terra. Samurai e bushi erano schierati sui bastioni, pronti a respingere l’assalto. Quando gli Oni si lanciarono contro il muro, le balliste iniziarono a scagliare i loro dardi mortali contro l’orda, pece bollente fu rovesciata sugli attaccanti o lanciata tramite catapulte. La magia permeava l’aria, mentre gli shugenja Kuni lanciavano i loro terribili incantesimi.
Ma gli Oni continuavano l’attacco. L’orda di creature vive, morte e morenti continuò a raggiungere la cima delle mura, sperando di travolgere i difensori.
Nessun tentativo riuscì a rompere le difese.
Quando la spinta dell’attaccò incominciò a dare segni di cedimento, Banuken ordinò il contrattacco. Da centinaia di tunnel segreti l’esercito del Granchio emerse alle spalle dell’Orda, schiacciando il Maw tra loro e le mura.
I samurai Hiruma guidarono la carica, gridando vendetta per la perdita della loro casa. I guerrieri del Granchio colpirono con violenza gli Oni ormai stanchi e disorganizzati, facendo a pezzi ogni creatura si trovasse loro davanti e massacrando i nemici come fossero pecore.
Al calare della notte l’armata si ritirò dietro alle mura, a contare i morti e celebrare la vittoria.
Il fiume fu ribattezzato Seigo no Kamae, in onore della battaglia. Il teschio gigantesco del Maw da allora è appeso sopra i cancelli di Kyuden Hida, a memoria della forza del Clan del Granchio.
Il nome di Kuni Osaku è ancora riverito tra i più grandi eroi dell’Impero.
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